Made by Graziano
M.
Ho
voluto scrivere questo articolo per discutere degli ultimi sviluppi sul
fenomeno "Peer to Peer", cercando di concentrare le informazioni e di
chiarire alcuni dubbi (anche per evitare agli utenti infinite ricerche
web per recuperare informazioni frammentarie, o l'apertura di molti
thread sui forum).
Voglio
precisare che, personalmente, non condivido l’uso che viene fatto del P2P dalla
maggior parte degli utenti, se non per la sola condivisione di
materiale Creative Commons, cioè di libera distribuzione e non soggetto
alle norme sulla Tutela del Diritto D’Autore o a Copyright.
Ultimo
motivo, ma non per questo meno importante, è che l’uso di software per
il file sharing ci espone a rischi per la sicurezza e la riservatezza
dei nostri dati: in rete vi sono agenzie che cercano di analizzare il
contenuto condiviso ed il materiale scaricato sui nostri computer,
tramite i famosi server spia o utenti fittizi.
Da
un po' di tempo stiamo assistendo ad un fenomeno “strano”
legato al software peer to peer. Quasi tutte le riviste di informatica,
così come i siti Internet,
hanno dedicato un articolo a questo problema; i
vari forum sono pieni di post in cui gli utenti lamentano problemi con
eMule, scarsa velocità di download pur avendo una connessione a banda
larga, code interminabili, ID basso e KAD firewalled.
Come
detto in
precedenza, l’uso che si fa di questo strumento può esser visto come
inappropriato, ma c'è dell'altro. Dunque, a cosa è dovuto il problema? Le cause sono da ricercare nei
provider. Secondo una ricerca
effettuata da CacheLogic,
lo scambio diretto di files tramite sistemi peer to peer, occupa ormai
più del 70% del traffico Internet mondiale.
I providers italiani (non
tutti) di fronte all’aumentare del traffico P2P, con conseguente
saturazione della rete e non riuscendo ad aggiornare i propri apparati
in modo da sopportare questa mole di traffico, si sono trovati
costretti a munirsi di apparecchiature dette Service Control
Engines, per mezzo delle quali è possibile fare lo shaping
del traffico e monitorarlo.
Per traffic shaping si
intende la limitazione di banda nei momento in cui la rete è
sovraccarica.
Il Service Control Engine, realizzato da Cisco
Systems, è un
apparato di rete molto
costoso e viene utilizzato dai provider per garantire qualità alle
connessioni ADSL, appunto limitando o bloccando (filtering)
il traffico P2P.
Alcuni provider dichiarano in maniera esplicita di
fare traffic
shaping,
altri non ne parlano proprio, ed altri affermano di non effettuare
nessun controllo del traffico o filtraggio sulle proprie reti.
Resta il
fatto
che comunque i provider
che adottano queste misure non lo menzionano
nelle clausole contrattuali stipulati con i loro clienti.
E' il caso di Tele2,
Wind
ed NGI. Telecom Italia, Fastweb
e Tiscali
sembrerebbero non applicare nessuna politica di filtro al traffico dati
sui canali di file sharing. Sugli altri provider possiamo fare
solo supposizioni, che
nascono dalle lamentele degli utenti, riportate sui vari
forum, blog, newsgroup.
Si potrebbe pensare che i
provider che applicano questi filtri sono quelli
che vendono le ADSL più economiche, come Tele2. E'
comprensibile che questo operatore o altri adottino delle misure per
contenere i costi di banda per cercare di offrire un migliore servizio
ai propri clienti.
Wind, ad esempio, sostiene di applicare i filtri solo per
le ADSL wholesale, cioè quelle che sfruttano la
rete Telecom e non per quelle unbundling ovvero su
rete proprietaria, svincolate da Telecom.
Ma
è sacrosanto che l'utente possa
stabilire l'offerta a cui aderire dopo che le tutte le clausole
contrattuali - qui ci interessano quelle relative al traffic shaping -
siano state messe nero su bianco.